L'Italia è una prateria dove il Partito Comunista Cinese (PCC) dilaga. Lo denuncia Una preda facile. Le agenzie di influenza del PCC e le loro operazioni nella politica parlamentare e locale italiana, 60 fitte pagine firmate da Livia Codarin, Laura Harth e Jichang Lulu, ricercatori per il Comitato globale per lo Stato di diritto «Marco Pannella» e Sinopsis, un progetto della Ong ceca AcaMedia e della facoltà di Sinologia dell'Università Carolina di Praga. Un vasto sistema di agenzie di influenza organizzato dal PCC agisce sui media italiani grazie al China Media Group, dipendente dal Dipartimento cinese per la propaganda e padrone dei quotidiani di Stato, e a Radio Cina Internazionale, con strumenti come il periodico bilingue Cinitalia. Poi ci sono gli istituti di cultura, analoghi ai Confucius Institute che spargono propaganda fingendo d'insegnare il mandarino. Ma è soprattutto il Parlamento italiano che fa gola al Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito, di facciata l'alleanza fra gli otto partiti cinesi legali per fingere l'esistenza del multipartitismo, in realtà un'agenzia di intelligence per infiltrare partiti stranieri, gruppi religiosi, mondo degli affari, ambienti accademici e persino la diaspora dei dissidenti.
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