L’Internal Revenue Service - l’Agenzia delle entrate statunitense - ha dichiarato pochi giorni che i Bitcoin sono, a fini fiscali, equiparabili a beni di proprietà. L’interesse per questa criptomoneta è crescente, anche sul fronte istituzionale. Cosa devono aspettarsi i loro possessori nel rapporto con la Pubblica Amministrazione in generale, e col fisco in particolare? Se ne occupano Paolo Luigi Burlone, commercialista, e Riccardo De Caria, avvocato, nel Focus dell’Istituto Bruno Leoni “Bitcoin e le altre criptomonete” (PDF).
http://www.brunoleonimedia.it/public/Focus/IBL_Focus_234-De_Caria_Burlone.pdf
Il Focus di Burlone e De Caria ricostruisce il quadro normativo e fiscale attualmente applicabile alle criptomonete nell’ordinamento italiano in assenza di una regolamentazione specifica, e giunge a conclusioni simili a quelle di altri ordinamenti che sono già andati più avanti nella regolazione della materia, come quello americano, dove una settimana fa l’Internal Revenue Service (paragonabile alla nostra Agenzia delle Entrate) ha dichiarato che tratterà i Bitcoin, a fini fiscali, come beni (e non come monete). Spiegano Burlone e De Caria: “Qualora il legislatore intendesse trovare una trattazione ad hoc per le criptovalute, dovrebbe “evitare di introdurre norme penalizzanti tanto per chi estrae, quanto per chi utilizza queste nuove forme di moneta”. Inoltre bisogna tenere conto “della finalità con cui le criptovalute vengono rispettivamente estratte e impiegate, e su questa base procedesse a dettare norme su di esse. In particolare, il soggetto utilizzatore di Bitcoin crede fermamente nella capacità dello strumento di costituire un bene di scambio, ma anche una riserva di valore; in buona sostanza, si comporta esattamente come farebbe sul mercato delle valute”. Pertanto “sarebbe preferibile che il legislatore includesse anche le criptovalute nelle disposizioni del TUIR relative alle valute straniere e, pertanto, le assoggettasse al regime fiscale (oltre che alle altre disposizioni applicabili, ad esempio in materia di antiriciclaggio) previsto per queste ultime”. Il Focus di Paolo Luigi Burlone e Riccardo De Caria “Bitcoin e le altre criptomonete” è liberamente disponibile qui (PDF).
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Il Focus di Burlone e De Caria ricostruisce il quadro normativo e fiscale attualmente applicabile alle criptomonete nell’ordinamento italiano in assenza di una regolamentazione specifica, e giunge a conclusioni simili a quelle di altri ordinamenti che sono già andati più avanti nella regolazione della materia, come quello americano, dove una settimana fa l’Internal Revenue Service (paragonabile alla nostra Agenzia delle Entrate) ha dichiarato che tratterà i Bitcoin, a fini fiscali, come beni (e non come monete). Spiegano Burlone e De Caria: “Qualora il legislatore intendesse trovare una trattazione ad hoc per le criptovalute, dovrebbe “evitare di introdurre norme penalizzanti tanto per chi estrae, quanto per chi utilizza queste nuove forme di moneta”. Inoltre bisogna tenere conto “della finalità con cui le criptovalute vengono rispettivamente estratte e impiegate, e su questa base procedesse a dettare norme su di esse. In particolare, il soggetto utilizzatore di Bitcoin crede fermamente nella capacità dello strumento di costituire un bene di scambio, ma anche una riserva di valore; in buona sostanza, si comporta esattamente come farebbe sul mercato delle valute”. Pertanto “sarebbe preferibile che il legislatore includesse anche le criptovalute nelle disposizioni del TUIR relative alle valute straniere e, pertanto, le assoggettasse al regime fiscale (oltre che alle altre disposizioni applicabili, ad esempio in materia di antiriciclaggio) previsto per queste ultime”. Il Focus di Paolo Luigi Burlone e Riccardo De Caria “Bitcoin e le altre criptomonete” è liberamente disponibile qui (PDF).
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