La storia del Bitcoin emerge dalle ceneri della crisi bancaria del 2008, sull’onda delle accuse al potere nelle mani delle istituzioni bancarie, come risposta alternativa alle valute “fiat” (Dollaro, Euro, Sterlina, Yen, Yuan) con cui siamo abituati a scambiarci valore e proprietà.
Di parole sul Bitcoin se ne sono spese moltissime, ma in concreto è soltanto a cavallo tra 2013 e 2014 che i business più grandi hanno cominciato a utilizzarla: a parte Richard Branson, che vende i suoi viaggi Virgin Galactic per Bitcoin (qualcosa che decisamente pochi si possono permettere), proprio nel mese di gennaio si sono susseguite a breve distanza le notizie che Overstock e Tigerdirect (due dei più importanti e-commerce mainstream americani) accettano pagamenti con questa criptovaluta e, numeri alla mano, i risultati nei primissimi giorni sono stati eccezionali. A questi si aggiungono alcuni casinò di Las Vegas e un’intera galassia di piccoli commercianti di tutto il mondo che, semplicemente installando un’app sul proprio smartphone, si sono messi in tasca un “POS 2.0”, in grado di accettare e gestire pagamenti senza alcun costo fisso o apparato dedicato.
Sul piano tecnologico adottare il Bitcoin è molto semplice: il pagamento avviene tramite stringa alfanumerica o codice QR, mentre la conversione in Euro o Dollaro può avvenire in modotrasparente e real-time, specialmente se ci si affida a servizi come Bitpay, di cui IQUII è integrator ufficiale per l’Italia già da Settembre 2013. Bitpay si fa carico di prendere i Bitcoin pagati all’esercente (che si registra compilando un modulo anagrafico online), per venderli al prezzo di mercato di quel momento, e trasferire via bonifico il denaro al venditore, con lo stesso processo normalmente adottato da Visa, Mastercard o Paypal.
A questa semplicità si aggiungono grandi opportunità di ritorno mediatico, come sta già accadendo negli Stati Uniti: la finestra entro la quale accettare Bitcoin fa notizia però è piuttosto ristretta, pertanto la scelta di una piattaforma consolidata e semplice da adottare, unitamente alla skill di un team che ha già esperienza, può garantire un time to market molto rapido ed efficace, andando a presidiare un mercato che è realmente globale e permette di accettare pagamenti anche da quelle parti nel mondo dove Paypal o altri sistemi occidentali non hanno penetrazione di mercato.
In concreto riteniamo che il Bitcoin possa essere un ottimo driver per internazionalizzare il proprio business e ridurre i costi finanziari ad esso collegati, sfruttando questa fase di hype per raggiungere e presidiare un mercato composto da “nuovi ricchi” ed early adopter, i quali utilizzano il Bitcoin come denaro contante digitale e non più come solo strumento speculativo.
Internet ci ha insegnato che la velocità di adozione delle innovazioni disruptive si è incrementata notevolmente nel corso degli anni, come nel caso della diffusione degli smartphone e dei tablet.
La prossima innovazione potrebbe riguardare proprio il modo in cui gestiremo il nostro denaro su Internet, facendo uso di una criptovaluta sicura, anonima/pseudonima, decentralizzata e universale.
I numeri dicono che durante il 2013 il tasso di cambio medio di un Bitcoin è aumentato di 20 volte, guidato dalla domanda e dalla quantità di merchant che lo accettano. Questo significa che mediamente i suoi possessori sono 20 volte più ricchi di un anno fa. Dunque, se oggi c’è l’opportunità di vendere a queste persone senza correre alcun rischio finanziario, ricevendo in cambio anche l’interesse da parte dei media, perché non coglierla?
http://iquii.com/2014/02/17/bitcoin-il-momento-per-investire-e-adesso/