Viaggio nell'unica azienda italiana che produce stampanti stereolitografiche capaci di produrre gioielli. Al Cult di Venezia laboratorio con dieci designer. E due nuove macchine in arrivo
Una macchina capace di produrre una protesi dentale in 20 minuti, accanto alla poltrona del dentista. Entrare nello studio senza un dente ed uscire con un sorriso smagliante. Si parla sempre di stampa 3D facendo riferimento ai «maker», agli artigiani digitali che grazie a sistemi additivi possono costruire oggetti e modelli unici premendo un tasto. Ma ci sono macchine, come quella che Dws lancerà presto sul mercato, che potrebbero rivoluzionare un intero settore stravolgendone il modello di business. «Il materiale da noi brevettato - spiega il presidente di Dws Maurizio Costabeber - è un composito dentale certificato con caratteristiche estetiche e meccaniche tali da poter sostituire la ceramica». Quella della Dws di Zané è una storia particolare. Partita come distributore, l’azienda si è convertita poi alla produzione di stampanti 3D (che riproducono oggetti sulla base di un file, utilizzando materiale plastico come fosse inchiostro) che utilizzano la tecnica della stereolitografia.Maurizio Costabeber, patròn della Dws di Zanè (Vicenza) con alcuni gioielli stampati in 3D
«Rispetto all’estrofusione a caldo, quella più diffusa, questa stampa 3D garantisce una qualità e un complessità maggiori e permette di utilizzare e mixare la più ampia gamma di materiali possibile». La sede dell’azienda, a Zané, è disseminata di una miriade di oggetti: gioielli, cinturini d’orologio con ceramica incastonata, bracciali, montature di occhiale su misura, calchi di denti, giocattoli. Dws produce tutto, dalle sorgenti laser («il cuore pulsante di ogni stampante 3D») fino ai materiali. «Non solo ideiamo i nostri congegni ma li produciamo con un doppio vantaggio, tecnologico e competitivo - continua Costabeber -. In Europa siamo gli unici a produrre macchinari 3D con tecnica stereolitografica. I nostri competitor, tre in tutto, sono tutti negli Usa, due di questi sono quotati in borsa». Vien da sé che i margini di crescita siano molto ampi. Il fatturato quest’anno dovrebbe raggiungere i 7 milioni di euro (crescita del 40%) ed è generato per il 96% all’estero, grazie alla vendita ogni anno di circa 250 stampanti del costo che varia tra i 16mila euro e i 250mila euro.
«Riscontriamo il maggior successo in Giappone, seguono Usa e Brasile». Più refrattario il territorio veneto. Dws l’ha sperimentato a sue spese con Digital Stone, una macchina capace di creare gioielli grazie alla pietra digitale: un mix di nanotecnologie e materiali pregiati (corallo e turchese ad esempio che vengono polverizzati e mescolati con altri materiali) capace di riprodurre la pietra dura creando colori e forme impensabili con le normali tecniche. Proprio l’applicazione alla gioielleria verrà sperimentata in ogni sua forma a partire da venerdì al Salone europeo della cultura di Venezia: 5 giovani designer progetteranno dal vivo monili che poi verranno prodotti just in time dalle stampanti 3D.Costabeber sarà poi protagonista (sabato alle 15) di un dibattito su «Cultura e tecnologia 3D» con Riccardo Donadon. Rimane il problema «costi» che ancora limita il mercato. «Stiamo lavorando per arrivare a fornire stampanti e prodotto finito a un prezzo sempre inferiore - conclude Costabeber -. Il 7 gennaio a Las Vegas lanceremo una nuova stampante 3D per gioielleria dal costo di diecimila euro avvicinandoci sempre più al mercato consumer».