Ieri ha radunato più di 10mila persone a Sassari. Ma è a Carbonia che
Grillo mostra la sua forza. Su 29mila abitanti, scendono in piazza in
5mila. Terra di miniere, qui i ministri Passera e Barca scapparono in
elicottero assediati dalla folla inferocita. Sarà populista, ma il
blogger è l'unico che incontra la gente.
5 febbraio 2013 - 19:00
Beppe Grillo riempie le piazze. Il leader del Movimento
Cinque Stelle gira il Paese, incontra gli italiani e raccoglie ovunque
attenzione e consenso. Si può essere più o meno d’accordo con il suo
programma. Si può persino obiettare che la folla ai comizi raramente si
trasforma in voti alle elezioni. Ma non si può non riconoscere questo
primato. L’ex comico genovese è l’unico a fare campagna elettorale tra
la gente. Anche se spesso giornali e tv evitano di raccontarlo.
C’è un evento che spiega meglio di altri il successo
del fenomeno Grillo. È l’incontro appena concluso a Carbonia, piccolo
centro nel Sulcis, estremità meridionale della Sardegna. Un appuntamento
simbolico, non certo il principale della due giorni del blogger
sull’isola. C’era molta più attesa ieri, per il comizio a Sassari.
Ancora di più ce ne sarà stasera a Cagliari, per l’incontro a piazza dei
Centomila. Ma è Carbonia che aiuta a capire il seguito di Grillo nel
Paese. La terra delle miniere, dell’Alcoa. La provincia più povera
d’Italia. Proprio qui un paio di mesi fa due ministri della Repubblica,
Corrado Passera e Fabrizio Barca, sono dovuti fuggire in elicottero,
assediati dalla gente inferocita fuori dalla miniera di Serbariu.
Beppe Grillo riempie la piazza anche a Carbonia.
Piazza Marmilla, per essere precisi. L’anfiteatro che gli organizzatori
hanno scelto per ospitare l’evento è strapieno. Ci sono quasi cinquemila
persone. Una folla incredibile, se si considera che l’intero comune non
supera i 30mila abitanti. È un giorno feriale, sono le quattro del
pomeriggio. Ma quando Grillo arriva la città si ferma.
Ormai non è più una novità. Impegnati a commentare
l’ultima promessa elettorale di Silvio Berlusconi e relative polemiche, i
media tradizionali sembrano aver dimenticato lo Tsunami tour di Grillo.
Eppure basta sfogliare i quotidiani locali per farsi un’idea
dell’evento. La visita di ieri a Sassari ha monopolizzato la giornata
politica sarda. «Piazza d’Italia era affollata in modo immenso» racconta
oggi la Nuova Sardegna. «Probabilmente un pubblico così numeroso non se lo aspettava nemmeno lui, in una serata fredda e piovosa» si legge sull’Unione Sarda.
Carbonia non fa eccezione. Sul palco, Beppe Grillo
indossa un casco da operaio. Gli è stato donato poco prima da un
lavoratore in cassa integrazione. Prima di raggiungere la piazza il
leader del movimento si è fermato alla miniera di Serbariu. Il tempo di
un appello agli operai delle imprese d’appalto dell’Alcoa che occupano
una galleria. «Dovete uscire immediatamente da qui - spiega - dovete
pensare alla famiglia». Con loro l’ex comico prende lo stesso l’impegno
di sempre: «Non sono qui per fare promesse, ma vi garantisco che se
vinciamo li mandiamo tutti a casa».
Populismo, commentano in tanti. Grillo non si
offende. Anzi, più tardi dal palco invita i presenti a gridarlo. «Uno,
due, tre, strillate tutti “populista”». Uno sketch ormai abituale, tutto
a beneficio delle telecamere. Stavolta si bissa. «Uno, due, tre,
urlatemi: “Megalomane”». La gente strilla, lo applaude. Voteranno tutti
per lui? Difficile sapere quanto vale il fenomeno Grillo alle urne. Il
sondaggio pubblicato poche ore fa dall’Istituto Piepoli presume un 13
per cento. Gli ultimi dati Swg indicano il 18 per cento. Ma qualche
osservatore ritiene che il movimento sia ancora sottostimato.
Certo, Grillo è un leader atipico. «Non sono venuto
qui a farvi la campagna elettorale sulla miseria» spiega subito. Il
programma è sul sito. Chi è interessato se lo vada a guardare. «Io non
vengo a chiedervi il voto» spiega. Sono i presenti che devono mettersi
in gioco. «Se siete disposti a rischiare qualcosa, cambiamo questo
Paese!». Il primo è stato lui: «Mi sono buttato a nuoto nello Stretto di
Messina e abbiamo conquistato la Sicilia».
C’è tempo per parlare del reddito di cittadinanza.
Un sussidio di mille euro al mese per ogni disoccupato. Per tre anni.
Ieri Bersani ha ironizzato sulla misura, un progetto senza copertura
finanziaria. «Con che coraggio fanno queste domande?» sbotta Grillo.
Ecco la soluzione: la prima voce di spesa da tagliare sono i tre
miliardi e mezzo dei rimborsi elettorali ai partiti. Poi ci sono i 2,2
miliardi spesi per la Tav. E l’abolizione delle province. «Ci costano 11
miliardi. Quattro miliardi servono per ricollocare il personale. Gli
altri sette miliardi li mettiamo in una banca di Stato».
Grillo ne approfitta per prendersela con i politici italiani.
Il copione non risparmia il segretario del Pd-Gargamella alle prese con
lo scandalo Monte dei Paschi. Il nano-Berlusconi e l’ultima promessa
elettorale: «Restituiamo l’Imu e anche una batteria di pentole e due
materassi». Ce n’è anche per Monti, «il nuovo Mastella». E per il
presidente della Repubblica. «Andiamo a vedere quanto ci costa O'
Giorgione - dice Grillo tra gli applausi - La presidenza della
Repubblica costa 242 milioni l’anno. Ci sono 18 giardinieri».
Colpisce la distanza con gli altri leader. Populista
o no, Grillo è vicino alla gente. Fisicamente vicino. Durante il
comizio un simpatizzante sale sul palco, lo interrompe per dargli la
mano. Alla fine dell’incontro ci vogliono quasi venti minuti per tornare
in automobile. Le persone si affollano attorno al blogger genovese, gli
parlano, lo fermano. E lui si concede. «Sei meglio di Garibaldi» gli
grida qualcuno. La scena finisce in diretta su “La Cosa”, il canale di
Youtube che trasmette le tappe dello Tsunami tour. Oltre ai cinquemila
presenti, a seguire l’incontro di Carbonia ci sono altre quattromila
persone collegate in rete. Nelle stesse ore il presidente Monti è a
Pordenone, per un incontro elettorale. Qualche utente del Nordest
commenta ironico: «Lì ci sono sono quattro gatti».
Grillo lo sa. Una parte del suo intervento è
dedicata proprio a quei politici «che non vanno più in piazza». Hanno
paura. «La polizia, i carabinieri, la digos. Io ci parlo: si sono rotti i
coglioni di scortarli con le autoblù. Li portano a fare shopping».
Dietro di lui, in fila, i candidati al Parlamento. «Tutti sardi, vivono
qui, non sono andati via. Potete vederli un mese prima delle elezioni.
Non lo fa nessuno». Ecco un altro esempio di come costruire un rapporto
con il territorio. Un po’ imbarazzati, dopo Grillo sono loro a prendere
la parola. Una ragazza si commuove. «Scusate, che vergogna». L’ex comico
la rincuora: «La vergogna è un valore aggiunto. Ormai non si vergogna
più nessuno».
Alla fine la promessa è sempre la stessa. «Vi dico
solo che li manderemo tutti a casa». La gente scende dalle gradinate, lo
abbraccia. Lo staff aiuta Grillo a salire in macchina, deve raggiungere
Cagliari dove stasera ci sarà un altro comizio. Domattina si arriva in
Veneto. Nel pomeriggio appuntamento a piazza delle erbe, a Padova. In
serata a Venezia. Giovedì Trieste e Udine, venerdì Belluno e Treviso. Un
calendario fitto fino al 22 febbraio. A due giorni dal voto la chiusura
dello Tsunami tour sarà a Roma, Piazza San Giovanni. Un luogo simbolo,
metaforicamente scippato alla sinistra e al Cavaliere. È qui che hanno
sempre organizzato gli eventi politici più importanti. Almeno fino a
quando non hanno deciso di disertare le piazze.
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