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venerdì 29 luglio 2011

E-Cat, altra batosta dall’Aspo: perde vapore - L'Essenziale ambiente

Treni a vapore? Poco vapore - E' paradossale che, dopo l'avanzamento dell'ipotesi che l'E-Cat di Andrea Rossi possa essere utilizzato anche per alimentare moderni treni a vapore, sia proprio il vapore a mettere in difficoltà la credibilità scientifica dell'ormai famoso Energy Catalyzer.

Secondo il presidente di Aspo Italia Ugo Bardi, infatti, la produzione di vapore del catalizzatore sarebbe inferiore al minimo necessario per produrre energia.

Test da dilettanti - Il professor Bardi, che già nel recente passato non si era espresso affatto favorevolmente sull'E-Cat, usa toni pesanti per commentare lo scarso rigore scientifico con il quale Rossi avrebbe condotto le sue dimostrazioni: "il calore in eccesso (se c'è) prodotto dal reattore avrebbe dovuto essere misurato con estrema cura a con le necessarie precauzioni per assicurarsi che sia significativo. Sfortunatamente sembra che non sia andata così. L'impostazione sperimentale per le misurazioni del calore sembra inadeguata e dilettantesca; i risultati sono poco chiari e la ripetibilità non è stata dimostrata. Sembra legittimo pensare che l'affermazione di “fusione fredda” di Rossi e Focardi poggi su prove scarse o anche su nessuna".

Niente test a vuoto - Secondo Bardi, però, ciò non vuol dire per forza che il catalizzatore di Andrea Rossi sia una bufala. Ma, precisa il presidente dell'Aspo Italia, per averne la certezza sarebbe bastato fare due test e non uno: il primo con il catalizzatore e il secondo senza.

"Semplicemente usando 2 E-cat, uno attivo e l'altro senza il catalizzatore - spiega Bardi - potrebbe essere possibile vedere una differenza, se esiste un eccedenza di calore. Ma Rossi ha rifiutato di affrontare la questione di un test a vuoto".

Scienza patologica - La stoccata finale di Bardi, però, non è da poco: se Andrea Rossi non accetta l'invito degli scienziati (prendere l'E-Cat e fare dei test autonomi con la possibilità di aprirlo e vedere cosa ci sia dentro), allora il rischio è quello di relegare il catalizzatore di energia nella poco onorevole categoria della "scienza patologica".