È FAMOSO come una rockstar ma in politica non vuole entrare: "Mi diverto troppo a fare il giornalista. E poi non sarei capace". Dei parlamentari non invidia lo stile di vita: "Li incontro sull'aereo. Grigi, tristi, parlano sempre delle stesse cose". E nemmeno lo stipendio: "Per i soldi? Ne vale la pena? Meglio l'indipendenza". Però ha seguito la campagna elettorale: "Non c'è differenza tra i due candidati favoriti: da vent'anni a Torino destra e sinistra cogestiscono felicemente tutti i grandi affari: la Tav, il piano regolatore, la Fiat, il San Paolo". E sa cosa scegliere: "Credo che alla fine voterò per Grillo. La città è sclerotizzata, ha bisogno di uno scrollone". Senza rimpianti: "Avrei sostenuto il Pd se avesse messo in campo un contemporaneo, anziché uno come Fassino che viene a fare il sindaco come alternativa alla casa di riposo".
Signore e signori, ecco a voi Marco Travaglio. Qualche pillola. Un assaggio. Il resto, da stasera al Colosseo. Quattro serate, fino a domenica. Quattro "sold out" annunciati, com'è successo a Bologna e Genova e come è ormai d'abitudine per il giornalista, polemista, corsivista di "Annozero" e vicedirettore del "Fatto quotidiano", ex delfino di Montanelli diventato nemico pubblico numero uno dell'Italia berlusconiana. Con questo nuovo spettacolo prodotto da Promo Music, che con il titolo "Anestesia totale" racconta il paese addormentato dalla cattiva informazione, prova a immaginare il "dopo", il risveglio della "sleeping beauty", la nostra povera patria, dopo quasi vent'anni di governo e di egemonia culturale del Cavaliere. Sul palco con Travaglio, in una scena spoglia - un'edicola, un violinista (Valentino Corvino), una panchina e due microfoni - l'attrice Isabella Ferrari a fare da controcanto al catastrofismo del protagonista con un'antologia di pensieri illuminati e illuminanti di Indro Montanelli. "Uno squarcio di grande giornalismo - spiega Travaglio - per non gettare il pubblico nella disperazione".
Travaglio, che Italia si sveglierà da questa anestesia totale? Zoppa? Paralizzata? Rintronata per sempre?"Dal punto di vista della politica, il dopo Berlusconi farà di tutto per conservare quel che lui ha costruito: l'accentramento dei poteri, la mancanza di controlli e di garanzie democratiche. La reazione toccherà ai cittadini. Sono loro a doversi risvegliare da questo torpore, da questa condizione comatosa, vegetativa, da questo stato di choc".
Chi ha ridotto così gli italiani?"La cattiva informazione. Sono abituati a bersi qualunque cosa. Senza domande, senza reazioni. In un pezzo dello spettacolo Isabella ed io facciamo "Il rap del Tg1", assemblando in maniera tragicomica i titoli di Minzolini".
Non tutti, però, se la bevono. Molti scendono in piazza e protestano. E sono forse gli stessi che vengono a teatro a sentire Travaglio. Come aprire gli occhi agli altri, a quelli ad esempio che si radunano davanti al Palazzo di Giustizia di Milano a manifestare pro-Cavaliere?"Ci sono persone che, nel momento in cui sposano una certa parte politica, decidono di prendere per buono tutto quello che vien loro somministrato. E i media le abituano ad accettare passivamente ogni tipo di realtà. È la dinamica del talk show. Un politico di destra va in televisione è dice che il Pil è pari a "x", uno di sinistra lo contesta dicendo che invece è pari a "y". E non c'è nessuno che intervenga affermando semplicemente: signori, il prodotto interno lordo dell'Italia è questo".
Giornalisti incompetenti nel migliore dei casi, servi nel peggiore?
"I colleghi stranieri, che spesso fanno fatica a capire, mi chiedono: ma perché queste cose le hai scritte solo tu? Non è merito mio, è colpa degli altri che non lo fanno. Se tutti le scrivessero non mi conoscerebbe nessuno, sarei uno come tanti. Non voglio fare l'eroe, faccio solo il mio mestiere. Diceva Montanelli: il giornalista deve stare sempre all'opposizione".
"Sventurato il paese che ha bisogno di eroi", scriveva Brecht. Non crede che la sua popolarità, come quella di personaggi come lo stesso Grillo, o Albanese, Saviano, il suo amico Santoro, sia proporzionata proprio all'inconsistenza dell'opposizione?
"Certo, questa è la patologia. Il fatto che ci scambino per qualcosa d'altro denuncia un'anomalia, una malattia della politica".
E la popolarità le piace?
"Ogni tanto, girando per strada, mi prendo anche qualche vaffanculo. Ma in generale mi ringraziano".
http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/05/11/news/le_quattro_giornate_di_marco_travaglio-16065689/
Signore e signori, ecco a voi Marco Travaglio. Qualche pillola. Un assaggio. Il resto, da stasera al Colosseo. Quattro serate, fino a domenica. Quattro "sold out" annunciati, com'è successo a Bologna e Genova e come è ormai d'abitudine per il giornalista, polemista, corsivista di "Annozero" e vicedirettore del "Fatto quotidiano", ex delfino di Montanelli diventato nemico pubblico numero uno dell'Italia berlusconiana. Con questo nuovo spettacolo prodotto da Promo Music, che con il titolo "Anestesia totale" racconta il paese addormentato dalla cattiva informazione, prova a immaginare il "dopo", il risveglio della "sleeping beauty", la nostra povera patria, dopo quasi vent'anni di governo e di egemonia culturale del Cavaliere. Sul palco con Travaglio, in una scena spoglia - un'edicola, un violinista (Valentino Corvino), una panchina e due microfoni - l'attrice Isabella Ferrari a fare da controcanto al catastrofismo del protagonista con un'antologia di pensieri illuminati e illuminanti di Indro Montanelli. "Uno squarcio di grande giornalismo - spiega Travaglio - per non gettare il pubblico nella disperazione".
Travaglio, che Italia si sveglierà da questa anestesia totale? Zoppa? Paralizzata? Rintronata per sempre?"Dal punto di vista della politica, il dopo Berlusconi farà di tutto per conservare quel che lui ha costruito: l'accentramento dei poteri, la mancanza di controlli e di garanzie democratiche. La reazione toccherà ai cittadini. Sono loro a doversi risvegliare da questo torpore, da questa condizione comatosa, vegetativa, da questo stato di choc".
Chi ha ridotto così gli italiani?"La cattiva informazione. Sono abituati a bersi qualunque cosa. Senza domande, senza reazioni. In un pezzo dello spettacolo Isabella ed io facciamo "Il rap del Tg1", assemblando in maniera tragicomica i titoli di Minzolini".
Non tutti, però, se la bevono. Molti scendono in piazza e protestano. E sono forse gli stessi che vengono a teatro a sentire Travaglio. Come aprire gli occhi agli altri, a quelli ad esempio che si radunano davanti al Palazzo di Giustizia di Milano a manifestare pro-Cavaliere?"Ci sono persone che, nel momento in cui sposano una certa parte politica, decidono di prendere per buono tutto quello che vien loro somministrato. E i media le abituano ad accettare passivamente ogni tipo di realtà. È la dinamica del talk show. Un politico di destra va in televisione è dice che il Pil è pari a "x", uno di sinistra lo contesta dicendo che invece è pari a "y". E non c'è nessuno che intervenga affermando semplicemente: signori, il prodotto interno lordo dell'Italia è questo".
Giornalisti incompetenti nel migliore dei casi, servi nel peggiore?
"I colleghi stranieri, che spesso fanno fatica a capire, mi chiedono: ma perché queste cose le hai scritte solo tu? Non è merito mio, è colpa degli altri che non lo fanno. Se tutti le scrivessero non mi conoscerebbe nessuno, sarei uno come tanti. Non voglio fare l'eroe, faccio solo il mio mestiere. Diceva Montanelli: il giornalista deve stare sempre all'opposizione".
"Sventurato il paese che ha bisogno di eroi", scriveva Brecht. Non crede che la sua popolarità, come quella di personaggi come lo stesso Grillo, o Albanese, Saviano, il suo amico Santoro, sia proporzionata proprio all'inconsistenza dell'opposizione?
"Certo, questa è la patologia. Il fatto che ci scambino per qualcosa d'altro denuncia un'anomalia, una malattia della politica".
E la popolarità le piace?
"Ogni tanto, girando per strada, mi prendo anche qualche vaffanculo. Ma in generale mi ringraziano".
http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/05/11/news/le_quattro_giornate_di_marco_travaglio-16065689/