Il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro The Limits to Growth[1] traduzione letterale Rapporto sui limiti della crescita), commissionato al MIT dal Club di Roma, fu pubblicato nel 1972. Donella Meadows ne fu l'autrice principale. Il rapporto, basato sulla simulazione al computer World3,[2] predice le conseguenze della continua crescita della popolazione sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana. Il titolo della traduzione italiana è improprio: avrebbe dovuto essere Rapporto sui limiti della crescita.
In estrema sintesi, le conclusioni del rapporto sono:
- Se l'attuale tasso di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.
- È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.
Un secondo aggiornamento, dal titolo Limits to Growth: The 30-Year Update è stato pubblicato il 1º giugno 2004 dalla Chelsea Green Publishing Company. In questa versione, Donella Meadows, Jorgen Randers e Dennis Meadows hanno aggiornato e integrato la versione originale, spostando l'accento dall'esaurimento delle risorse alla degradazione dell'ambiente. Nel 2008 Graham Turner, del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) Australiano, ha pubblicato una ricerca intitolata «Un paragone tra i I limiti dello sviluppo e 30 anni di dati reali»[3] in cui ha confrontato i dati degli ultimi 30 anni con le previsioni effettuate nel 1972,
concludendo che i mutamenti nella produzione industriale e agricola, nella popolazione e nell'inquinamento effettivamente avvenuti sono coerenti con le previsioni del 1972 di un collasso economico nel XXI secolo.[4]
A 28 anni di distanza…..
Dal 2020 in avanti comincia la grande crisi delle risorse, in primis energetiche non rinnovabili. A catena l’intera civiltà umana entra in declino, più o meno accelerato da crisi politiche. La simulazione del 1972 non tiene conto della massiccia entrata in scena di Cina e India nel contesto Industriale globale
Beppe.Caravita@rcm.inet.it
(Rete Civica Milano )