Discariche per almeno altri dieci anni, dodici impianti di digestione anaerobica e soprattutto altri tre inceneritori oltre ad Acerra. È quanto prevede il nuovo Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani approvato ieri dalla Giunta campana. Un documento, che arriva con più di un anno di ritardo, indispensabile non solo per affrontare l’emergenza rifiuti ma soprattutto per sbloccare i 400 milioni di euro di fondi europei congelati dalla Commissione a causa delle inadempienze della Regione.
Il piano, messo appunto dall’assessore all’Ambiente Giovanni Romano, definisce la strategie e le tappe per l’uscita definitiva della Campania dalla crisi. Un road map verrà valutata dall’Unione Europea, ma soprattutto bisognerà capire in che modo e con quali tempi potrà essere applicata alla realtà campana. Per ora, Romano ci ha messo tante belle intenzioni. Nella relazione si parla ad esempio di obiettivo “rifiuti zero” o di “decoupling”, «ovvero disallineamento tra la crescita economica e dei consumi e la crescita della produzione dei rifiuti», che implicherebbe una trasformazione completa delle abitudini di produzione industriale e di consumo individuale.
Gli inceneritori rimangono un caposaldo della strategia regionale. La normalizzazione del ciclo dei rifiuti, secondo il piano, dovrebbe avvenire seguendo questo schema: «Raccolta differenziata trattamento biologico della frazione umida organica, termovalorizzazione della frazione secca, conferimento in discarica». Con una differenziata, che secondo le stime, potrebbe raggiungere nel giro di pochi anni il 50 per cento, la quantità di tal quale residuale, stando allo scenario delineato dal piano, da bruciare nell’inceneritore rappresenterebbe il 14 per cento di quella che viene prodotta oggi.
Confermati i siti per la costruzione degli inceneritori, già annunciati da Berlusconi durante una delle sue ultime conferenze stampa in Campania. Oltre ad Acerra (che dovrebbe bruciare 566mila tonnellate all’anno), sono previsti a Napoli Est (400mila tonnellate), Salerno (300mila) e Caserta (90mila). Se le cifre saranno confermate, sarà molto difficile trovare un’azienda disposta a gestirle, dal momento che la quantità prevista di rifiuto termovalorizzato non consente alcun margine di guadagno.
La novità più importante del piano è invece rappresentata dagli impianti di digestione anaerobica dei rifiuti, necessaria per la stabilizzazione della frazione organica e per la sua trasformazione in compost e biogas. I macchinari verrebbero installati nei 5 impianti di compostaggio sparsi per le province della Campania, mai partiti, e in sei dei sette impianti Stir (dove si attua la mera tritovagliatura dell’immondizia) attualmente in funzione.
http://www.terranews.it/news/2011/03/arriva-il-piano-regionale-dieci-anni-di-discariche
Il piano, messo appunto dall’assessore all’Ambiente Giovanni Romano, definisce la strategie e le tappe per l’uscita definitiva della Campania dalla crisi. Un road map verrà valutata dall’Unione Europea, ma soprattutto bisognerà capire in che modo e con quali tempi potrà essere applicata alla realtà campana. Per ora, Romano ci ha messo tante belle intenzioni. Nella relazione si parla ad esempio di obiettivo “rifiuti zero” o di “decoupling”, «ovvero disallineamento tra la crescita economica e dei consumi e la crescita della produzione dei rifiuti», che implicherebbe una trasformazione completa delle abitudini di produzione industriale e di consumo individuale.
Gli inceneritori rimangono un caposaldo della strategia regionale. La normalizzazione del ciclo dei rifiuti, secondo il piano, dovrebbe avvenire seguendo questo schema: «Raccolta differenziata trattamento biologico della frazione umida organica, termovalorizzazione della frazione secca, conferimento in discarica». Con una differenziata, che secondo le stime, potrebbe raggiungere nel giro di pochi anni il 50 per cento, la quantità di tal quale residuale, stando allo scenario delineato dal piano, da bruciare nell’inceneritore rappresenterebbe il 14 per cento di quella che viene prodotta oggi.
Confermati i siti per la costruzione degli inceneritori, già annunciati da Berlusconi durante una delle sue ultime conferenze stampa in Campania. Oltre ad Acerra (che dovrebbe bruciare 566mila tonnellate all’anno), sono previsti a Napoli Est (400mila tonnellate), Salerno (300mila) e Caserta (90mila). Se le cifre saranno confermate, sarà molto difficile trovare un’azienda disposta a gestirle, dal momento che la quantità prevista di rifiuto termovalorizzato non consente alcun margine di guadagno.
La novità più importante del piano è invece rappresentata dagli impianti di digestione anaerobica dei rifiuti, necessaria per la stabilizzazione della frazione organica e per la sua trasformazione in compost e biogas. I macchinari verrebbero installati nei 5 impianti di compostaggio sparsi per le province della Campania, mai partiti, e in sei dei sette impianti Stir (dove si attua la mera tritovagliatura dell’immondizia) attualmente in funzione.
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