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venerdì 30 luglio 2010

Energia da piccoli salti d'acqua: il futuro è nel mini idroelettrico

 

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L'energia idroelettrica potrebbe arrivare a generare 190mila GWh di elettricità l'anno, secondo alcune statistiche di Gse. Invece, attualmente è inferiore ai 40mila GWh. Un contributo sensibile potrebbe arrivare dal mini idroelettrico, cioè dalle piccole centrali, quelle inferiori a un megawatt o poco più potenti. La tecnologia ha vissuto negli ultimi cinque anni una sensibile evoluzione, al punto che ormai è possibile sfruttare salti e cascate inferiori ai 4 metri, riportando a nuova vita perfino gli antichi mulini. Una potenzialità notevole, considerando la ricchezza dei corsi d'acqua in Italia dove, a partire dagli anni '20 del secolo scorso, esiste una tradizione consolidata nelle piccole centrali. Perché non si assiste a una proliferazione di queste strutture?
«È un problema di autorizzazioni, di procedure, che andrebbero semplificate, e di concessioni allo sfruttamento dell'acqua che non possono essere di pochi anni, ma devono abbracciare un arco temporale più lungo - spiega Marco Lorenzi di Genhydro, una società che produce le piccole centrali -. Eppure il piano tariffario previsto dalla Finanziaria 2008 è molto favorevole: per le centrali inferiori al megawatt si parla di una remunerazione di 220 euro per MWh, mentre per le centrali più grandi si scende a 180 euro per MWh. Anche da un punto di vista ingegneristico non ci sono problemi: le nuove soluzioni di turbine compatte integrate permettono di produrre energia idroelettrica da piccoli salti. Per la facilità d'installazione e le modeste dimensioni rappresentano una nuova opportunità di utilizzo idroelettrico delle acque irrigue e fluviali anche in pianura. Possono essere posizionate in un salto compreso tra 1,4 e 3 metri, per una portata d'acqua compresa fra i 6 e i 30 metri cubi al secondo, per potenze comprese tra i 100 e i 500 kW».


Il progetto Smart e il ruolo delle Regioni
Società come Genhydro potrebbero, e vorrebbero, fare molto di più sul territorio italiano. Se il quadro normativo fosse più semplice e le procedure autorizzative più chiare e veloci. Se ne è parlato in un convegno a Cremona, che si è tenuto in concomitanza alla mostra convegno Buy Green. L'incontro si è collocato all'interno di Smart, un progetto finanziato dalla Comunità europea, che promuove la produzione di energia idroelettrica su piccola scala e soprattutto cerca di semplificarne l'adozione. «Il progetto parte dallo studio delle normative locali che regolano le procedure amministrative per la concessione alla derivazione dell'acqua per la produzione di elettricità» spiega Marco Antoniazzi della Provincia di Cremona che ha presentato il progetto in sede comunitaria e ora ne tiene le fila. «La riduzione della complessità delle normative attualmente in vigore potrebbe costituire un forte impulso per la diffusione del mini idroelettrico: oggi, deve sottostare alle stesse procedure autorizzative di centrali di medie dimensioni, che hanno problemi ben diversi e impatti ambientali molto più importanti».
Sostanzialmente, a regolamentare il settore provvede una serie di leggi e decreti che fanno riferimento sia allo sfruttamento dell'acqua che all'energia. A partire dal regio decreto del 1933, che detta le regole per l'uso privato di acque pubbliche, e dalla legge quadro 152/2006, che recepisce la direttiva Ue sulla protezione della risorsa acqua e dei corpi idrici. A questi si aggiunge il decreto 387/2003 che identifica il mini idro come una fonte di energia rinnovabile da incentivare economicamente. A questi tre pilastri si sommano, poi, una serie di decreti in materia di acqua ed energia, creando un quadro caotico, ulteriormente complicato dal decentramento amministrativo. Alle Regioni spetta infatti il rilascio di concessioni, la pianificazione energetica e dell'utilizzazione delle risorse idriche, la valutazione di impatto ambientale. Le Regioni possono a loro volta trasferire queste competenze alle Province, con una conseguente frammentazione del panorama amministrativo e un'inevitabile sovrapposizione, o assenza, di competenze autorizzative.


Le potenzialità del mercato e l'aiuto della ricerca
Se nel 1994 la produzione lorda dell'energia idroelettrica da apporti naturali era di 44.658 GWh, nel 2007 era scesa a 32.815 GWh. Nel caso poi delle piccole centrali inferiori a 1 Megawatt si parla di una produzione lorda nel 2007 di 1.415 GWh a cura dei 1.194 impianti censiti. «Il contributo del mini idro alle energie rinnovabili in Italia ha ancora notevoli margini di sviluppo» sostiene Maximo Peviani, responsabile Ambiente e sviluppo sostenibile di Cesi Ricerca, che testimonia l'interesse di tanti investitori, italiani e stranieri, che si rivolgono alla loro struttura per avere informazioni.
«Le possibilità di recupero delle potenzialità si basano, però, sulla conoscenza delle effettive situazioni idrologiche e geomorfologiche, e sulla collaborazione con gli altri utilizzatori della risorsa idrica, per esempio gli acquedotti e i consorzi delle reti irrigue e di bonifica, per attuare delle sinergie che permettano di sfruttare meglio questa risorsa». Cesi Ricerca, partner del progetto Smart, prevede quindi una raccolta di dati generali a livello nazionale e un censimento del potenziale mini idroelettrico nelle regioni di specifico interesse, in base alla disponibilità idrica, con studi sulle problematiche ambientali. Oltre al database, da rendere disponibile sul Web attraverso un sito creato appositamente, Cesi Ricerca si occuperà anche di creare le applicazioni informatiche che semplifichino l'adozione del mini idro, con la creazione di un prototipo di Sistema informativo territoriale (Sit) dedicato all'argomento.

rif.http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_95062,00.html