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venerdì 17 agosto 2012

Flaminia, la nave alla deriva rifiutata da tutti i porti

L'armatore tedesco non ha risposto a Francia e Gran Bretagna sulle sostanze nei 2.876 mini container a bordo

La nave portacontainer Flaminia (Afp Photo)La nave portacontainer Flaminia (Afp Photo)

Al largo delle coste bretoni della Cornovaglia, fra le onde crescenti dell'Atlantico, fluttua una nave diventata maledetta. Si tratta di una portacontainer lunga 299 metri e battente bandiera tedesca, la Msc Flaminia, salpata il mese scorso dal porto mercantile di Charleston, nella Caorlina del Sud (Stati Uniti), e diretta ad Anversa, sulla foce belga del fiume navigabile Schelda.
La maledizione nasce dal fatto che il 14 luglio, mentre stava nevigando verso l'Europa, è scoppiato un incendio a bordo che si è divorato una parte dei container, facendo una vittima e un disperso, mentre gli altri 24 membri dell'equipaggio sono stati salvati da una petroliera che si trovava sulla rotta ed è intervenuta in soccorso rispondendo all'allarme lanciato dal comandante del cargo in fiamme (i feriti sono stati portati alle Azzorre).

Ebbene, a oltre un mese dall'incidente, nonostante l'incendio sia stato domato in sei giorni e nonostante non abbia compromesso le parti vitali della portacontainer, la sala motori e la timoneria, la Msc Flaminia è ancora bloccata a circa 400 miglia dall'approdo. Il motivo? Nessuno la vuole più perché tutti la temono. Una paura dovuta all'incertezza: non si conoscono le cause dell'incendio e nessuno è in grado di dire quali siano le merci contenute nei 2876 container. Parigi e Londra ripetono da settimane lo stesso refrain: «Bisogna saperne di più sul carico». L'armatore tedesco Reederei Nsb risponde che non è «in grado di fornire questa informazione». Il tutto mentre il Centro francese di documentazione, ricerca e sperimentazione sull'inquinamento delle acque (Cedre), al quale il Ministerodell'ecologia ha chiesto una relazione sul carico, ha anticipato qualcosa di allarmante: «Alcuni dei 37 container situati nella zona colpita dall'esplosione possono rappresentare un rischio a causa dei prodotti chimici che contengono». Nessuna precisazione però su quali siano esattamente questi prodotti. Fonti non ufficiali parlano di sostanze infiammabili, di materiale chimico esplosivo e di gas utilizzato per gli airbag. Anche la Germania, che ha aperto sul caso un'inchiesta, non è al momento in grado di chiarire le cause dell'incendio. Questa, in sintesi, la vicenda, sulla quale si è levato l'urlo delle associazioni ambientaliste che denunciano il rischio di un nuovo disastro ambientale.

Nel frattempo, mentre a terra l'armatore sta trattando con le autorità portuali di Rotterdam, senza comunque escludere la scelta di Anversa, il cargo rimane fra le onde dell'Atlantico, circondato da rimorchiatori che controllano come sentinelle il sorvegliato speciale. È stato un mese davvero nero. Prima con i soccorritori costretti ad abbandonare la nave a causa di una fitta nebbia. Poi, il 9 agosto, con i pompieri che hanno dovuto abbandonarla per non meglio precisati «motivi di sicurezza» dopo averlo portato a cento miglia dalla costa britannica. Infine, per il maltempo, dicono, che ha costretto la Msc Flaminia a riprendere il largo tornando a circa 400 miglia dalla costa. Ora è lì, in attesa che il mare faccia meno paura e che un porto dica sì, l'odissea è finita, ospitiamo la nave maledetta.
Andrea Pasqualetto

Andrea Pasqualetto