Translate

venerdì 22 ottobre 2010

Ottenere il riscaldamento dalle acque reflue In Gran Bretagna è già una realtà: “biogas umano” fabbisogno domestico

Da martedì scorso gli inglesi hanno una nuova fonte di calore: gli scarichi fognari. Il biogas proveniente dai depuratori di Didcot, nell’Oxfordshire, ha iniziato a essere pompato nelle tubature per scaldare più di 200 abitazioni. E’ il primo progetto di questo tipo che riesce ad agganciarsi alla rete di distribuzione del metano. Per National Grid, gestore della rete, entro il 2020 si potrebbe soddisfare con il “biogas umano” il 15% del fabbisogno domestico inglese.
image
“Per la prima volta in Gran Bretagna le famiglie potranno cucinare e riscaldare le loro case con gas generato dalle acque reflue”, ha dichiarato a Reuters Chris Huhne, ministro dell’Energia britannico. “E’ un giorno storico per le imprese coinvolte, per le nuove tecnologie e per la percentuale crescente di energia da fonti rinnovabili nel nostro paese”.
Nel progetto, realizzato da una joint venture tra Thames Water, British Gas e Scotia Gas Networks, gli scarichi arrivano a Didcot da una parte dei 14 milioni di clienti di Thames Water. Quindi la componente solida viene riscaldata in una serie di cisterne con un processo di “digestione anaerobica” nel corso del quale i batteri decompongono i materiali biodegradabili producendo gas. “L’intero ciclo, dalla visita alla toilette al gas che ritorna nelle case delle persone dura una ventina di giorni”, precisa l’agenzia Reuters. “A Didcot sono stati usati i digestori già in uso negli impianti di depurazione in loco, senza la necessità di investimenti addizionali in tecnologie. Il capitale iniziale di 2,5 milioni di sterline è servito semplicemente per costruire nuove cisterne”.

Le imprese che aderiscono al progetto hanno già fatto i loro calcoli: in media una persona produrrebbe l’equivalente di trenta chili di residui solidi all’anno. “Se le acque nere prodotte da tutti i 63 milioni di cittadini britannici potessero essere trattate per produrre gas, riusciremmo a soddisfare la domanda di 200.000 famiglie, riducendo la dipendenza dal gas di importazione”, sostiene British Gas.

“Il gas di Didcot non arriva dal mare del nord o dalla Russia, ma dalle stesse case a cui poi portiamo il metano. E’ un’operazione di riutilizzo di risorse e materiali senza pari”, ha dichiarato John Morea, direttore generale di Scotia Gas Networks, parlando dal barbecue party organizzato per l’inaugurazione del progetto. Una grigliata al 100% autarchica, nella quale il bacon è stato arrostito usando come combustibile il nuovo gas.
L’unica nota stonata di tutta la vicenda riguarda le tariffe applicate. Contrariamente a quanto si potrebbe credere, le famiglie che cederanno (involontariamente) le proprie acque reflue alla rete non otterranno nessun tipo di sconto. Almeno per ora gli sforzi dei cittadini non saranno premiati.