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venerdì 15 ottobre 2010

MA QUELLE FONTI DI ENERGIA HANNO COSTI ESORBITANTI ? di Giorgio Ragazzi

Gli investimenti nella produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici stanno crescendo a dismisura: quali saranno i costi per la collettività e la competitività?

INVESTIMENTI E INCENTIVI

Incentivi assai generosi furono introdotti nel 2007 (decreto 19/2/2007 a firma Pier Luigi Bersani e Alfonso Pecoraro Scanio), con l’obiettivo di arrivare a una potenza installata di 1.200 MW. Il Gestore servizi energeticiha recentemente comunicato che l’obiettivo è stato raggiunto, ma il decreto non fissa un tetto perché prevede che possano fruire degli stessi incentivi anche tutti gli impianti che entreranno in esercizio nei successivi quattordici mesi. Grazie anche alla riduzione nel costo dei pannelli, è dunque in atto una corsa a investire, da parte di numerosissimi soggetti, inclusi fondi esteri, attratti da rendimenti molto elevati e praticamente senza rischio.
Vediamo quale è l’economia del settore, prescindendo per il momento dal sussidio erogato dal Gse. L’investimento in un tipico impianto a terra di un megawatt di potenza costa attorno a 3-3,3 milioni. L’energia prodotta, ceduta al Gse a un buon prezzo, vale circa 120mila euro l’anno (a seconda della insolazione); dedotti i costi di esercizio (manutenzione, assicurazioni eccetera) restano circa 30mila euro l’anno, non sufficienti nemmeno a coprire gli interessi. Si prevede che, dopo venti anni, quando terminerà il sussidio del Gse, l’impianto verrà smantellato. L’intero investimento rappresenta dunque una perdita secca per la collettività, in quanto non riesce ad ammortizzarsi nemmeno in parte. Appare invero sviante definire questa una energia “rinnovabile”: finito il sussidio non resterà nulla, mentre si dovranno smaltire milioni di pannelli obsoleti.
Naturalmente, tutti i conti cambiano se si considera il sussidio di circa 350 euro per MWh erogato dal Gse per venti anni. Nel ventennio, il Gse avrà trasferito agli investitori, circa 9 milioni di euro (tre volte il costo dell’investimento), prelevati sulla bolletta a carico dei consumatori. Un onere che appare davvero sproporzionato a fronte del beneficio di aver prodotto, nei venti anni, energia dal sole per un valore di circa 2 milioni. Se si considera anche l’energia assorbita per la produzione dei pannelli e dell’impianto, il beneficio netto in termini di minori emissioni nocive si riduce a ben poca cosa.
Se la corsa a investire prima che siano abbassati gli incentivi porterà entro pochi mesi a raggiungere una potenza installata di 1.500 - 2000 MW, come appare probabile, l’onere annuale sul Gse salirà ben oltre il miliardo, e per venti anni. Oggi tutti festeggiano, imprese, investitori, ministri ed ecologisti, mentre i consumatori sono ignari dell’onere che graverà su di loro in futuro.
Ai francesi l’energia nucleare costa circa 35 euro per MWh, una buona centrale termica produce a 60 euro, il fotovoltaico ne costa almeno 450: l’effetto sulla competitività del paese è dunque molto pesante, come pure l’onere sui consumatori che già oggi pagano tariffe assai più elevate della media europea.
Se si considerano poi altre fonti “rinnovabili” quali le biomasse e l’eolico, per il quale già oggi siamo a quasi 5mila MW installati, e il relativo costo dei certificati verdi, l’incidenza dei sussidi per le rinnovabili potrebbe salire a breve a oltre il 10 per cento del prezzo registrato alla borsa dell’energia. L’Autorità per l’energia indica che già oggi gli oneri per la produzione di energia elettrica da fonti qualificate “rinnovabili” pesano per il 7 per cento sulla spesa del cliente domestico medio, al netto delle imposte. Dove arriveremo, se venisse raggiunto l’obiettivo dichiarato dal governo di incentivare il fotovoltaico sino a raggiungere una potenza 20mila MW?
Se l’obiettivo è ridurre il livello di inquinamento, o sostenere la domanda, vi sono certamente strumenti più efficaci e assai meno costosi per la collettività.

http://www.lavoce.info/articoli/-energia_ambiente/pagina1001868.html